La bellezza di un futuro possibile
BRITTour2021 Tappa#6
Dopo aver salutato la Calabria, il 16 agosto, con Cleopatra bella carica, sbarchiamo in Sicilia, con destinazione Favara, un comune di poco più di 30.000 abitanti della Provincia di Agrigento.
Qui nel 2010 è nato Farm Cultural Park, il primo progetto di “Rigenerazione Urbana” che ha fatto scuola a tutti gli innovatori sociali di oggi.
Prima di entrare nel cuore del racconto, per comprendere appieno il valore di questa operazione pionieristica e visionaria di Andrea Bartoli e Florinda Saieva, è necessaria una digressione sul contesto ambientale in cui hanno operato.
Il contesto urbano di Favara
A differenza delle località visitate fino ad ora, Favara è un Comune di medie dimensioni che, a leggere i dati demografici storici, non ha subìto flussi di spopolamento sino al 2010, anzi: dal settecento ad oggi la popolazione è cresciuta dai 4-5.000 abitanti sino a quasi 34.000, grazie alle attività estrattive e produttive legate allo zolfo.
Nonostante questa apparente “restanza”, l’ambiente urbano che ti si presenta davanti agli occhi oggi, ricorda i paesaggi urbani della Siria bombardata o della Beirut degli anni ’80:
edifici mai finiti, facciate cadenti, pilastri esposti, tetti sfondati, finestre rotte, balaustre di balconi sospese nel vuoto, immondizia abbandonata in ogni angolo di strada, auto e portoni bruciati, tombini per la raccolta delle acque piovane assenti e altre amenità difficili da descrivere a parole.
Le ragioni del degrado urbano
Per comprendere le dinamiche che hanno generato questo scempio abbiamo parlato con alcuni architetti del luogo che ci hanno messo in evidenza due fattori chiave:
- il desiderio degli adulti del secondo dopoguerra di assicurare la “proprietà” di una casa ai loro figli e nipoti;
- l’espressione “Mura e futtitinni“, in voga negli uffici comunali tra gli anni ’60 e ’80 del XX secolo.
Carmelo Antinoro, ex dirigente dell’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, in un articolo del suo blog scrive:
“In meno di trent’anni il sacco è stato consumato; il centro abitato, di contorno al centro storico, si è allargato a macchia d’olio, senza forme, né colori. Per anni tutto è stato permesso e guai a reclamare abusi; chi reclamava abusi alle autorità competenti era un infame e poi, chi era nelle condizioni di reclamare e a chi?
Molti hanno realizzato casermoni, uno sopra l’altro, con l’intento di farli poi completare dai figli e, addirittura, dai nipoti, in modo da tenerli vicini come bastoni per la vecchiaia. Questi figli però sono cresciuti e sono andati fuori a studiare o a lavorare, mettendo radici altrove e acquisendo (per fortuna loro) una mentalità diversa dai genitori. Ma le “PROPRIETÀ” che i genitori hanno realizzato sono ancora lì; un ammasso di scheletri che fanno cattiva mostra, soprattutto per coloro che visitano per la prima volta la città, la cui sensazione è quella di una città fantasma.”
In trent’anni la città ha triplicato il parco immobiliare senza una reale domanda di abitazioni, senza presidio e manutenzione.
Come si può notare dalla foto aerea di Favara, ci troviamo in un contesto senza un disegno, senza una pianificazione urbana che avesse al centro la visione sistemica necessaria per garantire il benessere degli abitanti e il rispetto dell’ambiente.
Visione e valori di Farm Cultural Park
Nonostante tutto ciò, inoltrandosi nel centro storico, dal 2010, si respira una fresca aria di cambiamento.
Come un geode che offre a prima vista una pietra grezza e all’interno nasconde la meraviglia dei cristalli e dei colori dei minerali, tra le viuzze antiche emergono sette cortili dove l’arte contemporanea esprime un cambio di visione sulla città.
Cura degli spazi pubblici, luoghi di incontro e relazione, eventi di stimolo culturale e confronto, un’accoglienza orgogliosa ed efficiente creano un cortocircuito visuale e profondamente emozionale.
Capisci al primo sguardo che qui regnano fiducia nelle persone e nel futuro, amore per le radici e la propria casa, bellezza delle relazioni e della pulizia dei beni comuni.
In questa parte di città le regole di convivenza e sviluppo si basano su nuovi paradigmi e su un nuovo linguaggio espressivo.
Abbiamo intervistato Florinda Saieva, co-fondatrice di Farm Cultural Park, per farci raccontare la visione e i valori che hanno guidato le loro azioni.
#1 I pionieri della rigenerazione urbana
In questo primo video Florinda Saieva ci racconta come è nato il percorso di rigenerazione urbana nel centro storico di Favara (AG), attivato 12 anni fa lavorando con l’arte contemporanea.
#2 Leadership civica
Florinda Saieva racconta di SOU, scuola di architettura per bambini e Prime Minister, scuola di politica per giovani donne dai 14 ai 19 anni. Due progetti per formare una nuova leadership civica.
#3 SPAB – Società per Azioni Buone
Dal 14 maggio 2021 Farm Cultural Park è affiancata da SPAB – Società per Azioni Buone, una SPA Impresa sociale che ha lo scopo di raccogliere i risparmi dei favaresi, per reinvestirli in progetti di riqualificazione del territorio, caratterizzato da un patrimonio immobiliare ad alto potenziale trasformativo (60.000 abitazioni su 90.000 sono sottoutilizzate o abbandonate). Altro obiettivo è quello di innescare processi per trattenere o far rientrare i favaresi, con tutte le loro competenze, idee ed energia, contribuendo in modo attivo alla rigenerazione della città di Favara.
#4 Gli ostacoli al cambiamento
Florinda Saieva ci confessa quali sono stati gli ostacoli principali al loro percorso di rigenerazione e quali sono stati gli alleati che gli hanno permesso di conquistarsi la fiducia degli abitanti. Il tema chiave è la diffidenza generata dall’utilizzo di un linguaggio nuovo, di metodi sperimentali e strumenti inconsueti, che necessitavano di una “traduzione”. I bambini sono stati il driver che ha permesso loro di essere visti con occhi nuovi dagli adulti, superando la barriera di pensieri improduttivi come “Chissà perché lo stanno facendo… Che cosa c’è dietro?”.
#5 I nuovi progetti
Il futuro di Farm Cultural Park, dopo 11 anni di attività, è orientato ad un maggiore radicamento sul territorio favarese e all’avvio di progetti fuori dai confini locali. Hanno avviato l’apertura di “Ambasciate” in Sicilia e stretto relazioni a livello internazionale per generare processi di reciproca contaminazione positiva: partenariato con “New European Bauhaus”, partecipazione alla biennale “Countless cities”, scambio culturale con Detroit. Un asset culturale chiave è legato all’empowerment femminile su cui stanno sviluppando un progetto quadriennale.
#6 Un progetto di famiglia
Farm Cultural Park è un progetto che ha coinvolto tutta la famiglia di Florinda e Andrea. Le loro due figlie, Carla e Viola, si sono sviluppate in questo contesto dove la “Dimensione del possibile” è stata resa tangibile dall’incontro con persone di eccellenza in tante discipline e contesti culturali differenti. Florinda ed Andrea hanno permesso loro anche di sbagliare, trasformando gli errori in opportunità di apprendimento.
#7 Consigli per gli innovatori sociali
Abbiamo chiesto a Florinda Saieva quali consigli darebbe ad altri innovatori sociali che volessero attivare processi rigenerativi in altri territori delle aree interne o delle periferie urbane.
Ecco la sua ricetta in 3 punti:
- i LUOGHI su cui agire vanno vissuti e ABITATI perché a distanza le cose non succedono;
- trovare degli ALLEATI con cui crescere e condividere le idee;
- attivare le INTELLIGENZE COLLETTIVE, perché la diversità di pensiero, cultura e genere è fonte di ricchezza.
e… “se ce l’hanno fatta due giuristi, in un contesto complesso come Favara, 11 anni fa, ce la possono fare tutti!“
#8 Effetti collaterali
La nascita di Farm Cultural Park ha generato indirettamente un impatto importante sulla città, in termini di nascita di nuovi servizi e attività commerciali. Col tempo molte persone hanno creduto nel loro progetto e hanno iniziato ad investire dentro e fuori dai 7 cortili, ristrutturando immobili, creando valore economico e posti di lavoro. I posti letto disponibili a Favara sono passati dai 6 di 11 anni fa a oltre 250, solo per fare un esempio. Per scelta non è Farm ad accentrare tutti i servizi. Il loro desiderio infatti è che ogni abitante coltivi il proprio talento e diventi una risorsa per la città.