L’attuale situazione di emergenza creata dal Coronavirus, ci ha fatto riflettere sul valore di vicinanza e supporto che può dare una community.
Abbiamo così deciso di creare un momento di incontro per conoscerci meglio e dialogare su alcuni temi che vi stanno a cuore e su cui potremo lavorare insieme, con gli strumenti BRIT, che vi metteremo a disposizione.
Vi invitiamo perciò ad un primo incontro in videoconferenza
Con le “prove di prototipazione” di I live in Vaccarizzo abbiamo iniziato a scaldare i motori… Ora la comunità parte con la vera prototipazione!
Il racconto è ricco e merita di un po’ di tempo per la lettura: siete pronti?
CAPITOLO 7
Prototyping
Comprendere i valori di una comunità: Il pellegrinaggio notturno da Vaccarizzo a Paola
Facilitare un percorso di comunità non è attività semplice. Entrare in empatia può avvenire spontaneamente con le singole persone ma la creazione di fiducia di un gruppo è ben altra sfida. In preparazione all’ultimo workshop abbiamo perciò deciso di immergerci più profondamente nel contesto, cercando di comprendere i valori profondi che guidano il senso di appartenenza della comunità. In Calabria la devozione cristiana è un fattore economico e culturale imprescindibile, un elemento di aggregazione straordinario che non potevamo ignorare.
Il 3 maggio abbiamo perciò ripreso il volo per Vaccarizzo per partecipare alla festa dedicata a San Francesco da Paola. Tradizione locale è fare durante la notte tra il 3 e il 4 maggio un pellegrinaggio a piedi che parte da Vaccarizzo di Montalto fino a Paola. Si parte alle 4:00 del mattino e in piena notte, dotati di torce, si sale verso il bosco. C’è chi per devozione fa tutt’oggi questo percorso in mezzo al bosco scalzo.
Il percorso è lungo circa 20 Km, di cui i primi 7,5 in salita, immersi in un bosco che passa da profumatissimi alberi di acacia in fiore ai castagni per arrivare in cima al primo santuario dedicato a San Francesco immersi tra frassini secolari. La luce dell’alba piano piano arriva portando con sé bagliori e colori che rendono le foglie appena nate e le cortecce dei tronchi di un verde chiaro brillantissimo.
L’atmosfera è sospesa nel tempo, gli uccellini iniziano a cantare e tutto sembra risvegliarsi in un alone di magia. Ti guardi intorno pensando che prima o poi sbucheranno da dietro gli alberi fate, folletti, elfi e troll. La compagnia composta da una trentina di eroi, che hanno deciso di partire nonostante le previsioni meteo pessime, inizia a chiacchierare allegramente pensando al primo falò che avrebbero potuto preparare in cima alla montagna.
Dopo circa 3 ore di cammino si arriva al primo punto di preghiera: un altare bianco, semplice dietro il quale si innalza la scultura di San Francesco da Paola adornata di fiori freschi. Il tempo di qualche preghiera, voto e pensiero donato al cielo che gli uomini più attrezzati iniziano a preparare il fuoco e a distendere improvvisate tovaglie in plastica per affettare soppressate, salsicce e formaggi con cui ricaricare le batterie. C’è chi tira fuori bottiglie di vino fatto in casa e thermos con caffè ancora caldo.
Si rimane in sosta una buona mezz’ora raccontando aneddoti degli scherzi che gli anziani facevano loro da bambini le prime volte che li portavano in pellegrinaggio per aumentare il senso miracoloso dell’azione del Santo.
Unico momento che ha lasciato sgomento chi veniva da fuori della Calabria è stato quando, dopo la fine della colazione, le persone, anziché raccogliere bottiglie e bicchieri di plastica usati per metterli negli zaini e buttarli nei bidoni a valle, li hanno bruciati nel falò!!! Inconcepibile, soprattutto in un luogo di così grande bellezza ancora incontaminata. Su questo punto, legato alla sensibilità ambientale degli abitanti ci si dovrà lavorare molto seriamente.
Il cammino riprende e, nonostante sia tutto in discesa, le difficoltà aumentano: il terreno è ripidissimo, bagnato per le piogge dei giorni precedenti, molti sentieri sono smottati e i percorsi usuali vanno modificati affidandosi al senso di orientamento dei più esperti.
I sentieri sono spesso interrotti da rivoli d’acqua e la solidarietà intergenerazionale emerge potente.
La fatica si fa sentire ma il gruppo è motivato ad andare fino in fondo: gli uomini aiutano le donne, i giovani aiutano gli anziani. Si crea una catena umana che dialoga e si supporta con spirito di avventura, responsabilità e divertimento.
Il paesaggio ad un certo punto cambia all’improvviso: iniziano a vedersi felci, ginestre selvatiche in fiore, profumatissime e piene di spine, piante di asparago selvatico e l’odore di mare stuzzica le narici. Paola è all’orizzonte. Inizia ad intravedersi il Santuario di San Francesco. Alle 11:30 il gruppo compatto, stanchissimo ma felice, arriva sul piazzale della Chiesa in attesa di partecipare alla processione.
Giusto il tempo di una foto di gruppo inizia a diluviare. Ci si rifugia in chiesa qualche minuto ma verso mezzogiorno si riprende il cammino per raggiungere la stazione dei treni e rientrare a Vaccarizzo.
La chiesa è gremita di gente: migliaia di persone da tutta la Calabria unite in preghiera. Il senso di devozione è tangibile e potente e fa comprendere quando potenziale ci sia nello sviluppo di servizi dedicati al turismo religioso in queste zone.
Alle 14:30 i pellegrini sono di nuovo al caldo delle proprie abitazioni, carichi dell’orgoglio di essere riusciti anche quest’anno nell’impresa.
È stata un’esperienza straordinaria che ci ha fatto capire quanto la tradizione di un pellegrinaggio sfidante come questo, aiuti a ricordarsi che la comunità esiste, che la sua forza e la sua capacità di supporto ai singoli ci siano sempre, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. La solidarietà e l’appartenenza nascono dal condividere la fatica del percorso e la gioia dei risultati. È bastato scegliere di provarci che l’accoglienza è stata immediata, anche per chi come noi era di fatto un completo estraneo fino a poco tempo prima.
Nel pomeriggio arrivano a Vaccarizzo anche Michela e Renzo e abbiamo iniziato ad allestire la sala della scuola per il nuovo workshop.
Questa volta la scuola mostra una faccia nuova: tutto è pulito e ordinato.
Il bagno funziona e funziona bene pure l’impianto di videoproiezione, i microfoni, l’amplificatore. Vasi di piante in fiore abbelliscono l’ingresso e il corridoio.
Le azioni dei singoli piano piano mostrano risultati evidenti. Il processo di cura è partito. Si può cominciare!
Il workshop
Il 5 maggio alle 10:00 si da inizio al secondo workshop con la comunità di Vaccarizzo, con la consegna del nuovo manuale di lavoro.
Questa giornata di lavoro è stata suddivisa in tre fasi:
Co-sensing: riflessione in gruppo su ciò che è avvenuto nel workshop di marzo, analizzando i vari passaggi insieme. Focus sugli stakeholder chiave che hanno attivato i processi di cambiamento. Formazione dei gruppi di prototipazione.
Co-inspiring: Diario personale per allineare le proprie intenzioni agli obiettivi del prototipo che si vorrà seguire. Ci si focalizzerà sul proprio Sé futuro.
Co-creating: ci si divide in gruppi, uno per prototipo e si approfondisce ogni progetto con una nuova mappa 4D.
Co-sensing
Fatte le presentazioni dei nuovi partecipanti, Michela ha fatto un ripasso dei 4 prototipi progettati nel workshop di marzo e un ripasso dei punti chiave emersi durante la mappa 4D. Federica ha completato la presentazione illustrando gli schemi di sintesi della scultura 1 e della scultura 2 e le dinamiche più rilevanti emerse durante l’esercizio.
Sulla base di queste mappe è stato chiesto ai partecipanti di segnalare le due relazioni più forti e strategiche che ha visto crearsi nella scultura 2.
Le scelte sono state riportate in una tavola chiamata “Le alleanze future”.
Le alleanze riconosciute chiave da più partecipanti sono state:
MADRE TERRA – RESIDENTI
INFRASTRUTTURA DIGITALE – MIGLIOR FUTURO POSSIBILE
ANZIANI – ADOLESCENTI+BAMBINI
Anche altri soggetti sono stati ritenuti rilevanti nell’ecosistema futuro, che sono:
gli artigiani del legno;
i proprietari di immobili abbandonati;
gli stranieri.
Durante l’esercizio sono emerse alcune riflessioni interessanti:
madre terra non è il passato ma è la base su cui ripartire, su cui progettare il futuro, anche con l’aiuto della tecnologia;
i residenti sono un punto di forza dell’ecosistema: tutti devono avere un ruolo;
importante potenziare l’infrastruttura digitale per non far allontanare i giovani;
i giovani dovranno fare proprie anche le tradizioni per tenere vivo un legame tra passato e futuro. Il rapporto tra giovani e anziani è chiave.
Dopo questa prima lettura abbiamo introdotto i 4 prototipi, ponendo l’attenzione sul ruolo dei 5 stakeholder che attivarono il processo di cambiamento dalla scultura 1 alla scultura 2. Abbiamo avviato una votazione che indicasse la rilevanza del ruolo di ogni stakeholder per l’attuazione dei progetti. Ciò che ne è emerso è un legame di interdipendenza tra madre terra e i residenti in tutti e 4 i prototipi, e la consapevolezza del proprio ruolo e della responsabilità individuale sull’avviamento delle attività.
Finite le votazioni si è proceduto a creare 3 gruppi di lavoro sui tre prototipi più complessi, ovvero “la valorizzazione della montagna”, la “socializzazione” e “Vaccarizzo da assaggiare”. A questo punto si è andati in pausa e ne abbiamo approfittato per fare un pranzo in piedi a buffet nel corridoio della scuola. Ogni famiglia si è organizzata per allestire lo spazio e preparare qualche piatto speciale fatto in casa.
Co-inspiring: journaling
Verso le 14:00 il lavoro riprende in plenaria. Si lavora individualmente e in modo riservato con il proprio manuale, per rispondere ad una serie di 17 domande molto personali.
L’esplorazione è sul Sé passato, presente e futuro. Su ciò che ci rende felice e cosa ci frustra, cosa dovremo lasciare andare e imparare, su quale impronta vogliamo lasciare e quale futuro sentiamo stia emergendo.
Arrivati alla 10° domanda si fa una pausa per affrontare un percorso ancora più intimo e riflessivo, dove si abbandona la testa e si inizia ad ascoltare il corpo.
Renzo guida una sessione di Mindfulness per portare i partecipanti dall’ascolto di sé verso un viaggio nel loro futuro.
Carichi delle immagini visualizzate durante la meditazione si procede a rispondere alle ultime 6 domande che guidano i partecipanti a fissare sul manuale le proprie risorse, i 4 compagni di viaggio, gli obiettivi che ci si vuole portare a casa e i primi passi da compiere.
Benché all’inizio si temesse un rifiuto di questo tipo di lavoro, i partecipanti hanno reagito in modo molto positivo, impegnandosi a fondo a rispondere. Questa modalità è stata seguita senza difficoltà da persone di ogni età, da Ugo Mattia, bimbo di 9 anni e mezzo, fino ai partecipanti adulti più maturi.
Co-creazione: approfondimento sui 3 prototipi
Svolto l’allineamento tra il Sé futuro e i prototipi per lo sviluppo del borgo, i tre gruppi si sono separati per lavorare sui prototipi.
Ogni gruppo ha dovuto ridefinire 8-10 stakeholder chiave per il proprio prototipo, partendo da quelli usati nella mappa 4D generale, profilandone meglio ruoli e competenze.
Si è proceduto così a rifare una mappa 4D per ogni singolo prototipo, partendo dalla configurazione di una scultura 1 che rappresentasse lo stato attuale, e guidando i partecipanti verso il cambiamento necessario per comporre una scultura 2 che rappresentasse il futuro desiderato.
Completate le sculture ci si è messi intorno al tavolo per analizzare questi punti:
le frasi dette in scultura 1 e scultura 2
chi si è mosso per primo
quali differenze c’erano tra scultura 1 e scultura 2
e sintetizzare questi elementi del progetto:
idea chiave da sviluppare
i perché, i credo forti che motivano l’idea proposta
le esigenze soddisfatte dal prototipo
gli stakeholder coinvolti
Ogni gruppo ha poi dovuto scrivere un cartellone con i punti chiave della presentazione da fare in plenaria, definire i prossimi passi indicando le azioni da fare, il responsabile dell’attività e la scadenza entro cui eseguire il compito.
Completati i cartelloni si è tornati tutti in plenaria per la presentazione dei prototipi ri-configurati e la raccolta dei feedback dal gruppo.
La ripetizione del processo della mappa 4D sui singoli progetti ha permesso di raggiungere un livello di dettaglio superiore e di far emergere nuove priorità su cui lavorare, quali:
alzare gli standard per rendere il borgo attraente per loro e i nuovi potenziali residenti;
individuare dei project manager per gestire i progetti;
profilare i clienti target dei progetti per comprendere meglio bisogni e desideri da soddisfare;
raccogliere informazioni su normative e competenze professionali diffuse sul territorio;
censire le risorse disponibili sul territorio da riconvertire;
censire le attività d’impresa presenti sul territorio da mettere in rete e da cui imparare a produrre in modo professionale;
gestire i progetti con una visione imprenditoriale per creare un’economia capace di far sviluppare il territorio.
Durante questo laboratorio la presenza di Ugo, il bambino, e di altri giovani ragazzi, ha permesso agli adulti di lavorare alla pari con loro e di comprendere che se li si tratta da adulti, anche loro sono in grado di contribuire in modo sostanziale e innovativo ai progetti. La capacità di visione, lo spirito critico e la progettualità non hanno età.
Come in ogni seminario la giornata si è conclusa con la condivisione di ciò che ognuno si è portato a casa dalla giornata e con un ringraziamento.
Ora il futuro del borgo è tutto nelle loro mani e nella loro capacità di mantenere fede agli impegni presi con la comunità.
Forza Vaccarizzo!
PROTOTIPO: LA VALORIZZAZIONE DELLA MONTAGNA
PROTOTIPO: SOCIALIZZAZIONE
PROTOTIPO: VACCARIZZO DA ASSAGGIARE
I saluti finali
Sei curioso di sapere come andrà a finire?
Lo sviluppo dei prototipi ora è nelle loro mani. Anche senza la facilitazione diretta di BRIT la comunità è pronta per mettersi alla prova e guidare in autonomia il proprio processo di trasformazione.
Commetteranno errori? Probabilmente sì, ma fa parte del processo di apprendimento. Se non si arrenderanno davanti alle prime difficoltà, se avranno la forza di continuare a credere nella comunità e nell’impegno responsabile dei singoli, tutto potrà impattare in modi ora inimmaginabili.
Continuate a seguirci perché noi continueremo a seguirli per un po’, monitorando le attività operative… Quindi aspettatevi qualche altro capitolo del diario.
Nel frattempo, per sapere in tempo reale cosa fanno gli abitanti di Vaccarizzo continuate a seguire la pagina Facebook I live in Vaccarizzo. Mai come ora rimanere in contatto servirà a far sentire la vicinanza di chi crede nel loro impegno.
Se sei interessato anche ad altre iniziative per la rinascita di borghi e dimore storiche a rischio abbandono, seguici sulla nostra Community BRIT – Save the building Make your business.
Infine, se vuoi saperne di più sul metodo di lavoro che abbiamo applicato, scrivici nel modulo qui sotto. Ti ri-contatteremo per conoscerci e rispondere a qualunque tua curiosità.
Nell’articolo del 18 giugno scorso, vi abbiamo sintetizzato la genesi dei primi “prototipi” su cui la comunità di Vaccarizzo ha scelto di investire per lo sviluppo dei futuri possibili del borgo:
La valorizzazione della montagna
La rifioritura di Vaccarizzo
Socializzazione
Vaccarizzo da assaggiare
In questo nuovo racconto condividiamo con voi il dietro le quinte delle “prove di prototipazione” di I live in Vaccarizzo: una fase importante di trasformazione attiva, dove la comunità ha messo in pratica nuovi comportamenti per elaborare le idee e le consapevolezze emerse durante il primo workshop.
Cosa avranno architettato? Curiosi?
Buona lettura!
CAPITOLO 6
Prove di prototipazione
L’esplorazione delle risorse e delle criticità della montagna
Il workshop del 30 marzo ha attivato tanta energia fin dal primo istante: il 31 marzo infatti inizia subito l’esplorazione del parco naturale e la sperimentazione di nuovi usi dei luoghi urbani.
All’alba Franco Adamo accompagna Federica a vedere il parco naturale sulla montagna di Vaccarizzo.
Durante il percorso sono state avvistate:
mucche al pascolo libero nel bosco;
il bosco di castagno per la produzione di legname e pellet;
il bosco dei faggi secolari;
le piante di vischio, viole e pervinche;
fonti con acqua di sorgente e i serbatoi di stoccaggio dell’acqua;
il laghetto con esemplari vivi degli antichi tritoni;
il parco avventura, l’area picnic e barbecue, il parco giochi e l’anfiteatro abbandonati;
vari edifici abbandonati ma in posizioni dalla vista meravigliosa sulla vallata.
Unica nota distonica nel panorama: il pattume abbandonato vicino ai cassonetti e nei falò spontanei fatti dai pellegrini.
Questa esplorazione ha permesso di comprendere i punti di forza, le criticità e le opportunità di sviluppo delle tante risorse che il magico mondo del bosco mette a disposizione.
L’esplorazione delle risorse storiche e culturali da valorizzare
Alle 10:00 tutta la comunità si ritrova invece nella Chiesa di San Rocco, non per la messa domenicale, ma per assistere ad un concerto di musica classica dedicata a Ruggero Leoncavallo, compositore che trascorse nel vicino Montalto Uffugo gran parte della sua infanzia fino all’età adulta e dove compose la famosa opera “I Pagliacci”.
Con grande meraviglia si scopre l’idoneità di questo spazio sacro ad accogliere concerti grazie alla sua ottima acustica.
A fine mattinata Donna Letizia invita a pranzo nella sua dimora antica un gruppo di 50 persone del Touring Club, mostrando loro il piccolo museo che ha realizzato con i cimeli dell’attività di produzione di tessuti e velluti in seta che un tempo si svolgevano nella filanda di proprietà della famiglia del marito.
L’esplorazione delle risorse e delle criticità dell’accessibilità e delle infrastrutture del territorio
Terminato il festoso pranzo domenicale siamo ripartiti verso Lamezia Terme per i voli di rientro. Questa è stata un’occasione per verificare i collegamenti e i servizi di accoglienza del territorio. Vaccarizzo di Montalto purtroppo dipende dalla disponibilità delle famiglie locali ad accompagnarti in auto all’aeroporto. Nessun mezzo pubblico serve il borgo e la stazione dei treni più vicina è a Castiglione Cosentino, a circa 20 Km.
Arrivati a Lamezia si scopre con stupore che aeroporto e stazione dei treni sono ben collegati con una navetta ogni 15-20 minuti e che in prossimità della stazione è possibile trovare B&B dotati di servizi all’altezza del turismo internazionale.
Le prime attività di gruppo: comunicazione, storytelling e cura dello spazio urbano
Nonostante la nostra assenza fisica sul posto, la comunità ha iniziato ad organizzarsi per avviare i prototipi dando seguito alle azioni che avevano individuato nel prossimo passo.
La pagina Facebook è stata usata per raccontare ogni attività non solo alla comunità del borgo ma a tutti gli amici, parenti e sostenitori che li seguivano a distanza.
Durante il mese di aprile, approfittando delle vacanze pasquali, tanti passi sono stati fatti.
Un gruppo si è occupato del censimento degli immobili inutilizzati del borgo e ha iniziato a contattare i loro proprietari per verificare la disponibilità a metterli a reddito.
Il 24 aprile, infine, un gruppo di volontari dell’Associazione culturale si è ritrovata per creare nuove aiuole piene di fiori, sia lungo le strade sia nei giardini delle abitazioni, per sperimentare una prima tappa della “Rifioritura di Vaccarizzo”. In uno degli incontri preparatori è nata la volontà degli abitanti di occuparsi personalmente della pulizia delle strade dalle erbacce una volta al mese, senza attendere che fosse una ditta mandata dal Comune farlo.
Come andrà a finire? Continua a seguirci.
Come avete capito energia ed aspettative crescono di pari passo giorno dopo giorno. L’azione guida altre azioni… Questa è la vera forza dei prototipi.
Siamo solo all’inizio. Il bello deve ancora arrivare, perciò se sei interessato a mantenerti aggiornato su quello che accade nel borgo di Vaccarizzo seguici qui nella pagina Facebook I live in Vaccarizzo.
Se invece sei interessato ad altre iniziative per la rinascita di borghi e dimore storiche a rischio abbandono, seguici sulla nostra Community BRIT – Save the building Make your business.
Infine, se sei interessato al metodo di lavoro che stiamo applicando, scrivici nel modulo qui sotto. Ti ri-contatteremo per conoscerci e rispondere a qualunque tua curiosità.
Nell’articolo del 12 giugno vi abbiamo rivelato la Sfida di “I live in Vaccarizzo”: Immaginare e progettare insieme la Visione Futura del borgo.
Dopo le interviste e la prima esplorazione finalmente è arrivato il momento di lavorare insieme alla comunità per far emergere nuovi scenari di futuro e attivare la generazione di prototipi di sviluppo.
Ecco come è andata! Buona lettura
CAPITOLO 5
Il futuro che emerge: la generazione di prototipi di sviluppo con il Current Reality Movie e la mappa 4D
0. La preparazione
Ebbri di tutta l’attenzione ricevuta dai media abbiamo preparato il materiale per lavorare con la Comunità di Vaccarizzo.
Primo passo:
Abbiamo tradotto tutti i documenti del Presencing Institute Toolkit in Italiano per creare una manuale di lavoro da condividere con gli abitanti del paese e usare come guida.
Secondo passo:
abbiamo lavorato con gli attivisti del territorio per individuare i ruoli chiave con cui lavorare. Dopo lunghe riflessioni abbiamo scelto questi:
RESIDENTE DEL BORGO
LA “LOCANDIERA”
IL PROPRIETARIO DEL BAR
IL MEDICO DI PAESE
BAMBINI 0-10
ADOLESCENTI 11-18
LA MAESTRA ELEMENTARE
PRESIDENTE ASSOCIAZIONE VACCARIZZO
ORGANIZZATORE FESTE E SAGRE LOCALI
IL PROFESSIONISTA
AGRICOLTORE
ARTIGIANO DEL LEGNO
L’EMIGRANTE DI RITORNO
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’
GESTORE DELLA RACCOLTA RIFIUTI
INFRASTRUTTURA DIGITALE
PROPRIETARIO DI IMMOBILE ABBANDONATO
Terzo passo:
è stato scelto l’unico luogo del borgo che avrebbe potuto ospitare 20-30 persone insieme. La scuola elementare abbandonata da 10 anni, oggi usata dall’Associazione culturale Vaccarizzo per le sue riunioni. Un luogo senza riscaldamento e senza acqua nei bagni, dotata solo di energia elettrica per attivare le luci e una stufetta elettrica. Nonostante le caratteristiche poco accoglienti della location, abbiamo preferito usare questa occasione per avviare con la nostra presenza una “prova di riuso” di uno spazio da rivitalizzare. I volontari dell’Associazione si sono organizzati per pulire gli spazi, portare la stufetta elettrica e delle taniche d’acqua per il bagno, recuperare tavoli, sedie e tutte le attrezzature necessarie per fare il workshop.
Quarto passo:
abbiamo preso “il volo” e siamo andati a Vaccarizzo!
* * *
Sabato 30 marzo si svolge il primo workshop con gli abitanti di Vaccarizzo.
La curiosità, la voglia di contribuire, di esserci si è sentita fortissima. Si sono presentati alla scuola quasi 40 persone per partecipare, vedere, ascoltare. Su una comunità di 500 abitanti avevamo rappresentato l’8% della popolazione!
L’agenda della giornata:
Abbiamo programmato un lavoro suddiviso in tre fasi.
La mattina abbiamo fatto una veloce introduzione dei principi base della teoria U e poi eseguito il CRM – Current Reality Movie.
Nel pomeriggio abbiamo guidato la mappatura 4D e le sessioni in piccoli gruppi per lo sviluppo dei primi 4 prototipi.
In conclusione abbiamo fatto un primo piano d’azione per avviare i prototipi.
Il riscaldamento:
La mattina, per scaldare il gruppo che ci vedeva per la prima volta e non conosceva i fondamenti su cui si basa la teoria U, abbiamo coinvolto tutti in una sessione di presentazioni reciproche per aneddoti brevi, e successivamente abbiamo chiesto loro quali soluzioni pratiche adottavano nella vita per spegnere le tre vocine sabotanti del Giudizio, del Cinismo e della Paura.
All’inizio le persone erano timide e sembravano aver timore nell’esprimersi. Piano piano i primi due hanno preso coraggio e hanno iniziato a parlare. Come in un domino uno alla volta anche gli altri hanno iniziato a fare lo stesso e si è rotto il ghiaccio, permettendo al gruppo in ascolto di comprendere che avevano già in mano tanti strumenti per seguire con consapevolezza e semplicità il percorso che avevamo preparato per loro.
1. Il Current Reality Movie (CRM)
Finito il riscaldamento abbiamo iniziato il CRM, uno strumento che aiuta a comprendere la realtà attuale di un ecosistema, in particolare aiuta a descrivere come vedono la situazione i protagonisti coinvolti nella sfida.
Il gruppo è partito imbarazzato ma poco alla volta ha iniziato a comprendere il gioco di ruolo e a divertirsi.
Dall’esercizio sono emersi molti spunti di riflessione sui ruoli chiave dell’ecosistema locale, e sulle emozioni che guidano all’azione i cittadini.
Riflessioni sui ruoli:
Nessuno voleva fare il presidente dell’associazione di Vaccarizzo. Abbiamo capito che i ruoli di responsabilità fanno paura.
In tre donne si sono alzate per svolgere il ruolo degli adolescenti, esprimendo da una parte grande voglia di crescita e dall’altra la percezione che a Vaccarizzo non ci sia nulla da fare di interessante e che per divertirsi basta andare al McDonald in una città grande vicina.
Abbiamo scoperto che il medico è sempre irreperibile, che il barista è svogliato e non mette amore nel fare le cose. Il luogo di aggregazione più accogliente, sentito e vissuto è la locanda del circolo.
Arrivati alla fine dell’assegnazione dei ruoli base, i partecipanti hanno voluto introdurre un 18° ruolo: quello degli anziani del borgo, per loro importanti punti di riferimento per la memoria storica del paese.
Riflessioni sulle emozioni:
Per ciò che riguarda le emozioni vissute e trasmesse dai partecipanti, si è percepita una comunità che lotta tra due forze opposte: da una parte emerge un grande senso di frustrazione, dall’altra una grande voglia di riscatto.
La mancanza di tutto, a partire da servizi per la mobilità, nutre il pessimismo, la rassegnazione a pensare di andare “fuori” per trovare un futuro, il senso di squallore guardandosi intorno per come hanno lasciato andare le cose, tristezza per l’assenza della vivacità che solo i bambini sanno dare. Si aspettano che sia il Comune a “dover” fare le cose e credono che senza l’avvallo dell’amministrazione non “possano fare nulla”.
Allo stesso tempo dimostrano un grande senso di appartenenza (“Vaccarizzo Nui”), la voglia di ricongiungersi alle proprie radici (“Home is where the heart is”), desiderano il riconoscimento delle proprie risorse ambientali, a partire dal legno di castagno, e la valorizzazione delle loro tradizioni. Comprendono il valore delle infrastrutture digitali e della mobilità per progettare il futuro e desiderano che l’efficienza arrivi anche da loro per riconnettersi al mondo.
* * *
Il valore delle pause:
Dopo il primo step, non poteva mancare il momento di pausa e condivisione fondamentale per ogni italiano: mangiare insieme i piatti tipici del luogo. Anche questa è cultura, identità, accoglienza e senso di comunità.
Nel pomeriggio, nonostante la pancia piena e la digestione in atto, il lavoro è ripreso con grande energia, curiosità e desiderio di contribuire.
2. La mappa 4D e la generazione dei prototipi
Abbiamo lavorato con uno strumento chiamato mappa 4D, una specie di gioco di ruolo che permette di “vedere” tre situazioni chiave:
le dinamiche interne agli stakeholder coinvolti nella sfida OGGI;
le dinamiche di trasformazione necessarie per trovare un nuovo equilibrio di sistema che generi energia, benessere, sviluppo, felicità diffusi;
lo scenario FUTURO dell’ecosistema a sfida vinta.
Per chi fosse interessato ad approfondire il metodo trovate un video e la descrizione a questo link: 4D mapping.
Ritrovata la concentrazione abbiamo rivisto i ruoli e integrato “Il miglior futuro possibile”, “Madre terra” e assegnato il ruolo di “chi non ha voce” agli Adolescenti.
Per scelta NON abbiamo inserito il Sindaco, la figura che rappresenta la Pubblica amministrazione. La cosa ha creato all’inizio molto sconcerto fra i partecipanti, come se gli avessimo tolto un punto di riferimento. Abbiamo chiesto loro di fare uno sforzo, di uscire dalla loro area di comfort e vedere che cosa sarebbe successo senza quello stakeholder.
La vera sfida della mappa 4D: rivedere la comunità, i suoi equilibri, il suo potenziale e la progettualità che poteva creare in autonomia senza l’intervento del pubblico.
Il Dialogo Generativo guidato dopo la creazione delle sculture si è focalizzato sull’analisi delle dinamiche di trasformazione tra lo status quo e il miglior futuro possibile. Gli elementi chiave da far emergere erano chi ha attivato il processo di trasformazione e quando è avvenuto, le differenze tra la scultura 1 e la scultura 2, ciò che li aveva sorpresi e ciò che secondo loro non era stato detto. Ecco cosa hanno risposto.
Gli stakeholder che hanno avviato il processo di trasformazione dallo status quo (scultura 1) allo scenario futuro (scultura 2) sono stati in sequenza:
madre terra
gli adolescenti
i residenti del borgo
il presidente dell’Associazione Vaccarizzo
i bambini
Il momento chiave che ha acceso il motore della trasformazione è stata la presa di consapevolezza che “il miglior futuro possibile” esistesse.
Avere una figura che incarnasse questo ruolo è stato fondamentale per far visualizzare un movimento verso il futuro. Alla parola “cambiate!” pronunciata dal facilitatore il flusso si è attivato.
Abbiamo visto che i bambinihanno la forza di andare verso il cambiamento quando si sentono sicuri e protetti.
Tutti gli stakeholder si sono accorti che l’ “unione fa la forza” e che “vedere il sistema” aiuta a capire cosa fare e come muoversi.
Le differenze sostanziali che i partecipanti hanno notato dalla scultura 1 alla scultura 2 riguardavano la forma, l’equilibrio fra le parti e le relazioni interne comunicate attraverso posizione dei soggetti nello spazio, la direzione degli sguardi e dei corpi, la vicinanza/lontananza tra i soggetti, il contatto con le braccia, la postura dei singoli e dei gruppi aggregati .
La scultura 1 rifletteva disomogeneità, casualità, inconsapevolezza, difficoltà, disgregazione.
La scultura 2 rifletteva un’immagine più ricercata, relazionale, trasmettevaunione, speranza, compattezza, una finalità, un progetto, una scelta, la consapevolezza dei ruoli, il senso di una rete, affinità fra ruoli di ambito, la consapevolezza della terra come risorsa, e che i giovani e “il miglior futuro possibile” sono due poli chiave dell’ecosistema.
Che cosa ha maggiormente sorpreso i partecipanti:
anziani e madre terra si sono sentiti importanti;
la forte relazione tra adolescenti e il futuro;
hanno sentito la voglia di migliorare le cose;
hanno sentito che mettendosi in discussione emerge il futuro;
si sono sentiti incitati a “vivere”, senza rassegnazione;
nella scultura 2 si è sentita un’apertura allo “straniero”, tema nuovo per Vaccarizzo;
chi svolgeva il ruolo di “colui che non ha voce”, in questo caso gli adolescenti, è stato il primo a muoversi e gli altri lo hanno seguito: ha fatto il leader.
E’ importante sottolineare anche che cosa non è stato detto durante la creazione dello scenario futuro:
la valorizzazione dei prodotti eno-gastronomici;
mancano le istituzioni, il sindaco, il ruolo pubblico;
connessione al divertimento;
l’unica figura che non si è mossa è “il miglior futuro possibile”;
il denaro.
Al termine di questa fase di riflessione su ciò che è accaduto, i partecipanti sono stati suddivisi in 4 gruppi. Ogni gruppo è stato invitato a riflettere e approfondire autonomamente ciò che ha vissuto durante l’esercizio della mappa 4D, per generare 4 progetti, 4 prototipi di azioni strategiche da attuare nel borgo per realizzare lo scenario futuro.
Ecco una sintesi dei 4 prototipi generati:
1# La valorizzazione della montagna, 2# La rifioritura di Vaccarizzo, 3# Socializzazione, 4# Vaccarizzo da assaggiare.
* * *
PROTOTIPO #1
La valorizzazione della Montagna
Il prototipo ha messo al centro del progetto il recupero del parco naturale.
I partecipanti hanno individuato queste azioni chiave:
la valorizzazione di flora e fauna;
il recupero del parco giochi;
la creazione di piste ciclabili;
creazione di itinerari di trekking.
Per finalizzare questi obiettivi hanno evidenziato alcune azioni preparatorie necessarie:
recupero degli immobili esistenti nel parco;
prepararsi all’accoglienza turistica creando luoghi di soggiorno e riattivando la produzione di prodotti agro-alimentari locali;
ripopolare il borgo.
Queste attività porteranno alla creazione di lavoro e di un indotto economico in ambito agricolo, edile ed artigianale.
* * *
PROTOTIPO #2
La rifioritura di Vaccarizzo
Questo prototipo mette al centro madre terra. Il fiore e la rifioritura sono metafora di rinascita.
Gli abitanti vogliono partire con un gesto simbolico: creare nuove aiuole dove piantare fiori sia nelle proprie abitazioni sia negli spazi pubblici, rilanciando Vaccarizzo come “il Borgo più fiorito della Calabria”. Madre terra in questo progetto è declinata con la bellezza dei fiori: prendersi cura dello spazio pubblico e riportare bellezza diventeranno lo specchio di una rigenerazione tangibile.
* * *
PROTOTIPO #3
Socializzazione
Il prototipo mette al centro il rapporto tra madre terra e i giovani, proponendo la creazione di luoghi di aggregazione innovativi che rispettino il territorio e ne valorizzino le risorse naturali e agricole.
Ecco qualche esempio di attività proposto:
una fattoria didattica;
orti;
aree verdi;
una piscina per stare insieme;
aree pic-nic;
cinema.
Il progetto pone gli adolescenti come attuatori del processo di innovazione, mettendo a disposizione le loro competenze digitali per far conoscere il territorio e vendere le produzioni agricole locali.
* * *
PROTOTIPO #4
Vaccarizzo da assaggiare
Questo prototipo mette al centro la valorizzazione delle tradizioni eno-gastronomiche locali come driver per la promozione turistica integrata del territorio.
La gastronomia è vista come elemento identitario e come servizio che accomuna i bisogni di una ricettività diffusa e diversificata.
Il suo sviluppo può infatti avere ricadute in tutti questi settori:
turismo religioso e naturalistico;
ristorazione diffusa;
produzione agricola alla base dei prodotti tipici locali;
artigianato legato alla trasformazione e conservazione degli alimenti;
recupero di patrimonio immobiliare fortemente caratterizzante per la creazione di luoghi di ristorazione, punti vendita di prodotti e albergo diffuso;
recupero e valorizzazione degli antichi ricettari tramandati nelle famiglie da generazioni;
formazione per la trasmissione di conoscenze e competenze alla nuove generazioni;
attività ricreative.
Le donne del borgo sono le protagoniste di questo prototipo in quanto custodi delle ricette storiche e delle abilità necessarie per la creazione di un protocollo che identifichi la tipicità e unicità dei piatti di Vaccarizzo.
3. Il Prossimo passo
Al termine delle presentazioni abbiamo scelto uno dei quattro prototipi per mostrare ai partecipanti come avviare la pianificazione del “Prossimo Passo” e dare corpo alle proposte prendendosi un impegno con se stessi e la comunità.
Abbiamo compilato insieme una tabella dove abbiamo riportato:
le azioni prioritarie da fare per l’avviamento del prototipo,
gli stakeholder che si sarebbero fatti carico del coordinamento delle attività;
le date entro cui avrebbero dovuto completare le attività.
Ovviamente la giornata non si sarebbe potuta concludere senza la condivisione del cibo:
Mettersi in discussione smuove energie potenti.
Ora è tempo di metabolizzare tutte le ispirazioni avute durante questa intensissima giornata per far maturare le idee emerse nelle sessioni di prototipazione …
Stay tuned!!!
* * *
Se sei interessato a mantenerti aggiornato su quello che accade nel borgo di Vaccarizzo seguici qui nella pagina Facebook I live in Vaccarizzo.
Dopo la prima esplorazione del primo marzo abbiamo compreso quanto Vaccarizzo fosse invisibile e sconosciuto fuori dalla stretta cerchia delle famiglie locali.
Abbiamo così iniziato a lavorare su identità e relazioni: condividere ciò che si fa nel borgo sui social e la stampa è un’azione che permette di fare entrambe le cose contemporaneamente.
Ecco cosa è accaduto…
CAPITOLO 4
La pagina Facebook e il rapporto con la stampa e i media
Subito dopo le Interviste agli abitanti è nata l’esigenza di coinvolgere la comunità nel progetto e dare un nome al percorso che avremmo intrapreso insieme.
Primo passo: allargare l’extended team includendo altre 4 persone del territorio.
Le new entry sono:
Concetta Porchia, presidente dell’associazione culturale Vaccarizzo;
Davide Lauria, giovane avvocato molto attivo sul territorio;
Alberto Mattei di NomadiDigitali (http://www.nomadidigitali.it/) che collabora attivamente con il Co-living di Roberta Caruso.
Secondo passo: Aprire una pagina Facebook amministrata da persone del borgo su cui condividere tutte le fasi del percorso.
Creato il primo video, con un bel lavoro di brainstorming del team è stato coniato il nome del progetto, “I live in Vaccarizzo”, e il 21 marzo è stata aperta la pagina Facebook:
La comunità ha iniziato a lavorare subito sulla pagina condividendo il video con tutti i loro amici e parenti lontani, portando in meno di una settimana quasi 1200 persone a seguire la pagina! Il primo video pubblicato ha raggiunto più di 26.000 persone ed è stato condiviso 210 volte.
Quando l’energia scorre si sente e la stampa ha iniziato ad accorgersi che stava succedendo qualcosa di interessante da seguire.
Giovedì 28 marzo “I live in Vaccarizzo”, grazie alla giornalista Donata Marrazzo, finisce in prima pagina sul Sole24Ore nazionale, il più importante quotidiano di economia e finanza italiano.
La condivisione di questo articolo ha portato alla pagina Facebook un aumento esponenziale dei follower. Il post ha raggiunto quasi 8500 persone e circa 930 interazioni.
Da quel giorno qualcosa è cambiato. Tv locali e regionali, giornali, radio, web tv hanno iniziato a condividere la notizia che a Vaccarizzo si stava avviando un Laboratorio di Trasformazione Sociale… sotto la guida del MIT!
Oh mamma… ora si aspettano l’arrivo degli americani!?!?
Abbiamo trascorso più tempo con i giornalisti a chiarire che connessione ci fosse tra Vaccarizzo, BRIT, la Teoria U, il Presencing Institute, Otto Scharmer e il MIT che a parlare del progetto. Inizialmente questo grande misunderstanding ci ha preoccupato ma abbiamo capito molte cose:
i giornalisti mettono in prima pagina solo ciò che per loro fa notizia. Senza il MIT di mezzo la notizia non c’era;
le informazioni di approfondimento vanno a pag.10;
meglio un titolo impreciso che fa notizia che rimanere nell’indifferenza totale.
con il digitale gli errori si propagano ad una velocità supersonica ed è impossibile contenerli… tanto vale cavalcare l’onda e spiegare come stanno le cose ogni volta che se ne ha la possibilità;
e soprattutto che
il tema del ripopolamento dei borghi storici è sentito da tantissime persone ed ha una grande rilevanza politica a livello nazionale. Abbiamo scoperto che sono in atto tanti esperimenti in varie parti d’Italia che stanno avanzando con più o meno successo e che la nostra modalità incuriosisce molto… Ci terranno d’occhio!
La comunità ha capito di non essere più invisibile.
La visibilità, essere i primi a fare qualcosa porta con sé delle grandi responsabilità: essere di esempio agli altri!
Da questo momento sono iniziate a cambiare le aspettative, si è accesa una fiamma negli abitanti che sta scaldando cuori e motori… Ne vedremo delle belle!
Nell’articolo del 7 maggio vi abbiamo anticipato che il passo successivo del percorso Ulab-S per la rinascita di Vaccarizzo, sarebbe stato quello di andare sul posto alla scoperta del borgo e dei suoi abitanti. Abbiamo mandato una nostra esploratrice per mettersi in ascolto con mente, cuore e volontà aperta, a raccogliere le prime informazioni e le prime sensazioni. Quali saranno i “diamanti” nascosti? Quali saranno le cose da migliorare?
Ora ve lo raccontiamo! Buona lettura.
CAPITOLO 3
Sensing Journey e Stakeholder interviews
La mappa 3D del 14 febbraio ci ha fatto capire quanto fosse importante andare sul posto a sentire il luogo e le persone per dare corpo e anima alle sensazioni emerse durante il laboratorio a distanza.
Michela Rossi da Roma è partita per raggiungere Roberta Caruso, la nostra “attivista” sul posto che ha iniziato a coinvolgere e mobilitare la comunità locale per la prima fase di ascolto.
Il primo di marzo 2019, con il supporto di un documentarista locale, Francesco Cristiano, sono state fatte le interviste agli abitanti e la visita esplorativa al borgo.
Ne è stato prodotto questo video racconto:
Michela ha raccolto questi spunti:
Le persone: le hanno dedicato una grande accoglienza e mostrato tanta voglia di condividere la loro esperienza.
I valori più forti emersi sono:
il senso della collettività e della comunione, elemento principale che li tiene uniti e non gli fa lasciare il luogo. La comunità è come una grande famiglia allargata. A testimonianza dell’unione e della forza della collettività sono i numerosi eventi e le iniziative che vengono organizzate dall’Associazione culturale di Vaccarizzo nei periodi festivi e che vedono tutta la collettività riunita.
La maggior parte delle persone lavora fuori, ma non pensano assolutamente di trasferirsi per il grande attaccamento al luogoe alle tradizioni.
Grande senso di identità e di radici. Alcune persone hanno vissuto anche all’estero e sono tornate in età di pensionamento.
Non c’è senso di rassegnazione, ma un forte amore per il territorio, che li unisce e li porta, anche tramite l’Associazione, a una consapevolezza dei punti deboli del territorio che vanno risolti.
Pur essendo un paese in spopolamento, cosa avvertita da tutti i cittadini, non è un paese morto, grazie alla vitalità di chi è rimasto.
Il borgo:
Dal punto di vista paesaggistico si trova in una posizione di grande valore. Per raggiungere il borgo abbiamo attraversato il centro di Montalto e abbiamo percorso la strada che si affaccia sul Parco Naturale. Il borgo ha una vista privilegiata.
Dal punto di vista architettonico gli elementi di forza sono:
– le due chiese, di origine molto antica, una delle quali è caratterizzata dalla presenza di un interessante coro ligneo creato dai Valdesi e dotata di un’acustica che la rende una sede adatta a concerti di musica lirica. Le chiese sono molto “vissute” ma necessitano di restauri sia sulle facciate esterne sia negli interni.
– l’ex filanda, che nonostante la sua bellezza e il suo valore è attualmente in uno stato di totale abbandono. Vi lavoravano negli anni ‘60 circa 40 persone, quasi tutte donne. Dopo la morte del proprietario i figli hanno intrapreso carriere diverse (uno medico e l’altro agronomo) e hanno scelto di chiuderla.
– la struttura viaria del borgo stesso: è uno dei pochi borghi che ha un percorso ad anello che collega tutte le abitazioni, rendendo le connessioni interne molto fluide e sicure (https://youtu.be/aiRmcF3d7Fg ).
– il piccolo museo realizzato a casa di Donna Letizia con una collezione degli antichi strumenti per la lavorazione del miele, della filatura della seta, della spremitura delle olive, dei mezzi di trasporto (calessini), ma soprattutto dell’arte cestaia realizzata con il legno di castagno.
Dal punto di vista delle attività commerciali, produttive e artigiane la situazione è alquanto critica:
nel borgo si trova solo un piccolo bar. Il market, la banca, l’ufficio postale che c’erano hanno chiuso.
Le produzioni agricole tradizionali come quella del miele, delle olive e delle castagne, un tempo attività remunerative per gli abitanti del borgo, oggi sono utilizzate solo per il sostentamento familiare.
Per quanto riguarda l’arte cestaia, l’ultimo Mastro Cestaio è morto qualche anno fa, e con la sua morte si è spenta questa attività.
in paese resiste solo un’ultima famiglia di ebanisti.
Elemento di criticità sentito molto dalla collettività sta nei collegamenti con mezzi pubblici tra il borgo e le città principali limitrofe quali Montalto Uffugo, Paola, Rende, Cosenza e Lamezia terme. Per qualunque necessità gli abitanti si devono spostare in auto. Un turista che volesse arrivare in questi luoghi può farlo solo noleggiando un’auto o facendosi venire a prendere da un abitante del luogo.
Ciò che è emerso è una grande potenzialità dovuta non solo al territorio (storia, cultura eno-gastronomica, tradizioni) ma soprattutto alle persone che hanno grande voglia di tenere vivo questo luogo. Se sono piuttosto chiare a tutti le motivazioni che hanno portato all’abbandono del borgo, che sono principalmente dovute alla mancanza di lavoro, alla domanda: “come vedete il vostro futuro e cosa immaginate per il futuro di Vaccarizzo”, la risposta univoca è stata che vedono il loro futuro lì, ad ogni costo, ma non c’è una visione chiara di come potrà essere Vaccarizzo. C’è la volontà, e forte, di esplorare e scoprire insieme a noi questo futuro.
La Sfida della Comunità:
Immaginare e progettare insieme la Visione Futura del Borgo
* * *
Se siete curiosi dello sviluppo del progetto o desiderate approfondire il metodo descritto, scriveteci:
MAPPANDO insieme il PRESENTE e il FUTURO della comunità.
Vi abbiamo lasciato il 30 aprile scorso con la scelta di Vaccarizzo di Montalto come borgo dove avviare il percorso di ripopolamento, sperimentando gli strumenti della Teoria U di Otto Scharmer.
Ora entriamo nel vivo del progetto!
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Capitolo 2
La mappa 3D
Il primo passo del percorso ci ha visto sperimentare l’uso di una mappa 3D molto speciale: un gioco di ruolo, con oggetti da collocare nello spazio in modo collettivo, che rappresentino lo stato attuale e lo scenario di sviluppo futuro del borgo, da analizzare secondo 4 prospettive.
I punti di vista da tenere in considerazione sono:
Est – punto di vista dell’Amante – Focus su Sentimenti e Relazioni;
Sud – punto di vista del Guerriero – Focus su Verità e Azione;
Ovest – punto di vista del Mago – Focus sulle Prospettive;
Nord – punto di vista del Sovrano – Focus sullo Scopo.
Una regola del gioco è che ci si trovi con tutto il team in presenza, usando oggetti fisici.
Ma come fare a seguire il lavoro con un team di 10 persone sparpagliate su tutto il territorio nazionale?
La prima sfida di questa fase: trovare un modo per lavorare in modo proficuo a distanza.
Non potendo incontrarci dal vivo durante le live session del 14 febbraio e non volendo rinunciare a sperimentare le cose passo passo abbiamo creato uno spazio di lavoro comune su Google Drive dove poter scrivere e condividere documenti, e un gruppo di lavoro su Slack.
Ci siamo inventati un modo per riuscire a fare la mappa 3D a distanza in modo collettivo con Zoom e Google Drawings utilizzando emoticons, foto e simboli.
Eccone qui il risultato per il borgo di Vaccarizzo:
situazione corrente di partenza
situazione di arrivo, desiderata, nel futuro
Che cosa è emerso da questa lettura?
Il metodo prevede una lettura strutturata da fare in gruppo seguendo 5 step:
Riflettere sul risultato: le differenze tra modello 1 e modello 2;
Riflettere sul processo: i punti chiave e il primo cambiamento rilevante;
Individuare i punti di leva per passare dal modello 1 al modello 2;
Conversazione circolare di gruppo sulle leve da esplorare per lo sviluppo dei prototipi;
Pianificare i passi successivi: Sensing Journey, Stakeholder interviews, Organizzazione del lavoro in team.
Ecco qui una breve sintesi di ciò che è emerso dal lavoro di lettura delle due mappe.
I punti salienti del modello corrente di partenza:
Evidenzia tristezza e nostalgia per i familiari che sono emigrati per trovare un futuro migliore. Il loro cuore è altrove.
Trasmette disordine, spreco di energia, fatica nel fare le cose.
Il modello 1 mostra la presenza di molte risorse che rappresentano la storia e l’identità della comunità.
La comunità si sente sola e isolata: non ci sono servizi, la scuola è chiusa e la maestra se ne è andata, nemmeno il Comune si occupa più delle manutenzioni ordinarie dei luoghi pubblici, dei servizi di trasporto, della manutenzione delle strade. I collegamenti sono difficili.
La gente ama il paese perché la qualità della vita è buona. C’è buon cibo, tanta natura e le relazioni fra chi è rimasto sono molto buone.
Nel modello si nota una grande distanza tra il borgo e il resto del mondo dove si percepisce siano la vita e le opportunità. Le risorse ci sono, le vedono ma sono scollegate fra di loro.
Nella loro identità c’è l’integrazione culturale perché fa parte della loro storia. Il territorio comprende comunità di minoranze etniche, culturali e religiose come la valdese e quella arbëreshë.
I punti salienti del modello del futuro:
Il secondo modello fa emergere la voglia di riconnettere il borgo al mondo, alle persone lontane ma che fanno parte della loro vita, dei loro affetti e della loro identità.
Si percepisce un disegno d’insieme. Le risorse sono connesse fra di loro. Si percepisce un livello di energia più alto, amore, inclusione e cura del luoghi, delle persone e delle relazioni.
Esprime unione, coesione, ordine, connessione.
Le persone residenti sono il cuore pulsante del processo. Chi è rimasto ha il ruolo e la responsabilità di rivedersi con occhi nuovi, di riconoscersi e raccontarsi al mondo.
Prossimo passo:
Andare sul posto. Sentire il luogo, le persone e far lavorare la comunità su se stessa.
* * *
Se siete curiosi dello sviluppo del progetto o desiderate approfondire il metodo descritto, scriveteci:
La ricetta di BRIT che passa dal MIT e approda in un piccolo borgo della Calabria.
Come sapete BRIT è una start up innovativa che si occupa di valorizzazione di borghi e dimore storiche a rischio di abbandono.
La nostra missione più sfidante è trovare una “ricetta” per il ripopolamento dei borghi storici italiani.
Il perché di questa missione.
L’Italia dalla fine del XIX secolo ha vissuto 3 importanti flussi migratori che hanno portato ad un progressivo calo demografico delle aree collinari e montane del paese.
Le due guerre mondiali, l’industrializzazione e la crisi economica del 2008 in particolare hanno amplificato e accelerato questo processo che ha portato le famiglie ad espatriare (secondo una stima del Ministero degli Esteri gli oriundi italiani sono tra i 60 e gli 80 milioni di persone di cui il 66,3 % vive in America Latina, il 27,5 % in America del Nord e il 3,4 % in Europa) o a trasferirsi nelle aree metropolitane.
In Italia oggi ci troviamo con più di 2 milioni di immobili abbandonati: su una comunità composta da circa 60 milioni di abitanti è un numero sconcertante, che mette in evidenza un problema sociale enorme.
Dalla nostra esperienza di architetti sappiamo che lo stato di manutenzione del patrimonio immobiliare è lo specchio della qualità di vita e delle relazioni delle persone che lo posseggono e lo vivono.
Assenza di presidio umano e manutenzioni non eseguite con regolarità sono l’inizio di un processo di degrado fisico e sociale che non possiamo più permetterci.
Forti di questo credo, e motivati a dare il nostro contributo per trovare soluzioni che invertano il processo, abbiamo voluto partecipare ad Ulab-S, il primo Laboratorio di Trasformazione Sociale creato da Otto Scharmer , senior lecturer della MIT Management Sloan School, e dal suo team del Presencing Institute.
Il nostro obiettivo: prototipare in un borgo in via di spopolamento un percorso di rinascita.
Come? Lo faremo applicando uno degli approcci al change making più innovativi e rivoluzionari: la Teoria U ed i suoi tools.
E’ un’avventura avvincente e molto sfidante che merita di essere raccontata passo passo.
Questa è la nostra storia.
* * *
Capitolo 1
Ingrediente #1: il giusto TEAM.
Il primo task assegnato dalle guide di Ulab-S è stato quello di scegliere un team di almeno dieci persone che avrebbe potuto investire cinque mesi di lavoro sul progetto, da gennaio a maggio 2019. La scelta del team è una fase molto delicata del processo perché condiziona in modo sostanziale la qualità dei risultati ottenuti.
Per rendere il lavoro efficace ed operativo fin da subito abbiamo deciso di comporre il team con persone con competenze diversificate e interessate all’argomento:
un’artista che aveva lavorato su mappature di immobili abbandonati e progetti per la valorizzazione di ex miniere (http://www.jeeltcraft.com/);
una esperta di comunicazione e organizzatrice di eventi culturali.
Ingrediente #2 : la COMUNITÀ con cui sviluppare il prototipo di ripopolamento.
Per scegliere una comunità in cui sperimentare il percorso, abbiamo scelto di fare un concorso interno al team. Sapendo che S-lab sarebbe durato da Gennaio a Maggio 2019, la comunità con cui lavorare doveva avere alcune caratteristiche per riuscire in tempi brevi a dare dei risultati tangibili di cambiamento.
Gli indicatori di selezione che abbiamo usato comportavano la presenza di:
un fenomeno di spopolamento in atto;
una comunità attiva sul luogo disposta a lavorare sul prototipo;
una figura leader disposta a partecipare al laboratorio attivamente;
attività commerciali, servizi o imprese sul territorio;
una forte valenza storica del luogo;
risorse attrattive del territorio;
varietà demografica;
una Pubblica Amministrazione supportiva;
precedenti tentativi per contrastare lo spopolamento.
Alla selezione hanno partecipato 8 borghi provenienti da varie Regioni d’Italia:
Pergine (TN), Carrega Ligure (AL), Calice Ligure (SV), Zeri (MS), Gatta di Castelnuovo nei monti (RE), Serramazzoni (MO), Castello di Monfestino (MO), Vaccarizzo di Montalto (CS).
La scelta è stata molto sofferta perché i casi proposti erano tutti molto interessanti e con vari gradi di urgenza di intervento. Dopo un lungo e appassionato dibattito, la scelta è andata su Vaccarizzo di Montalto, un borgo di 500 abitanti nel Comune di Montalto Uffugo in Provincia di Cosenza.
Che cosa ci ha fatto scegliere la comunità di Vaccarizzo?
Vaccarizzo ha vinto per due motivi: da una parte rispondeva ai criteri oggettivi di selezione che avevamo impostato e in secondo luogo la coesione e la presenza della comunità sono state percepite molto forti.
I fattori chiave sono stati la passione e l’energia della persona che ce lo ha presentato: Roberta Caruso. Lei ha saputo trasmettere in modo molto efficace una visione di sviluppo, ottime relazioni con i membri della comunità, amore, impegno e una forte volontà di far rinascere il borgo dove è nato suo padre. Ha dimostrato che avrebbe potuto coinvolgere facilmente la comunità ad investire tempo, energie, risorse e relazioni nel progetto.
La lezione che abbiamo imparato da questa selezione è che sono sempre le PERSONE a fare la differenza.
Siete curiosi di sapere cosa abbiamo sperimentato con loro? Seguite i prossimi articoli!
Quante volte ci siamo ripetuti questo detto pensando al nostro stato di salute e lo abbiamo applicato per evitare di peggiorare la situazione?
Ebbene questo non deve valere solo per noi ma anche per gli immobili ed a maggior ragione se si tratta di edifici storici di pregio.
Siamo spesso portati ad intervenire solo in situazioni di emergenza e purtroppo anche nelle cronache recenti sono frequenti notizie di crolli e distruzioni dovuti ad errori umani legati alla mancanza di manutenzione ed all’incuria.
Se il nostro patrimonio fosse oggetto di controlli periodici e di altre attività preventive capaci di segnalare anche piccole trasformazioni e monitorare fenomeni di degrado in atto, si potrebbero evitare danni che possono anche diventare irreparabili.
Già nel 1848 nel suo “The seven lamps of architecture” RUSKIN J.scriveva: “Prendetevi cura solerte dei vostri monumenti e non avrete alcun bisogno di restaurarli. Poche lastre di piombo collocate a tempo debito su un tetto, poche foglie secche e sterpi spazzati via in tempo da uno scroscio d’acqua, salveranno sia il soffitto che i muri dalla rovina. Vigilate su un vecchio edificio con attenzione premurosa; proteggetelo meglio che potete e ad ogni costo, da ogni accenno di deterioramento […] E tutto questo, fatelo amorevolmente, con reverenza e continuità e più di una generazione potrà ancora conoscere e morire all’ombra di quell’edificio.”
LA MANUTENZIONE PREVENTIVA
La manutenzione preventiva è la cura per prevenire il “danno” attraverso la programmazione di una serie di interventi finalizzati a conservare l’immobile in buono statomantenendolo, nel breve periodo, idoneoall’uso cui è adibito.
Una manutenzione preventiva e programmata dei manufatti è strategica perché consente di salvaguardare, proteggere il patrimonio con interventi di piccolo impatto a costi contenuti e di tenere sotto controllo lo stato di salute degli immobili.
I manufatti sono soggetti al passare del tempo ed a trasformazioni dovute sia all’invecchiamento naturale dei materiali che ad eventuali nuovi bisogni di chi li utilizza. Se si effettuano con scadenze pianificate ispezioni, monitoraggi e piccoliinterventi, si possono registrare eventuali anomalie ed agire in tempo utile per contrastare l’evolversi di fenomeni di degrado.
Occorre quindi conoscere bene la salute dei propri immobili, valutare periodicamente lo stato di conservazione, individuare le criticità più evidenti e le problematiche che insorgono più frequentemente ed agire con interventi capaci dirisolvere il problema a costi contenuti. Pensate, ad esempio a come il costante controllo del buon funzionamento del sistema di smaltimento delle acque meteoriche sia fondamentale a prevenire effetti che possono essere disastrosi per l’intero edificio.
GLI ELEMENTI DA TENERE SOTTO CONTROLLO
In generale, le parti di un manufatto storico che devono essere oggetto di interventi manutentivi sono:
le coperture e gli elementi di protezione sommitale sempre esposte agli agenti atmosferici e spesso anche a vegetazione infestante;
le superfici verticali e gli strati di finitura sottoposte a rigonfiamenti, efflorescenze, etc.;
le zone basamentali esposte a risalita capillare e ristagni di acqua;
gli infissi che nel tempo perdono la loro tenuta all’acqua o all’aria.
Non sottovalutiamo inoltre l’effetto “volano” del degrado degli elementi di protezione esterni del fabbricato che induce nel tempo anche al deterioramento degli elementi interni altrimenti protetti.
Non dimentichiamoci poi quanto sia importante una costante manutenzione degli impianti tecnologici dei manufatti ai fini della sicurezza di persone e cose.
Vi sono inoltre ville e dimore immerse in giardini storici con laghetti, stagni, specchi d’acqua, fontane che richiedono una manutenzione continuativa. Il prato dei giardini storici fa da sfondo naturale ad alberi, siepi, architetture e sculture, va quindi mantenuto con cura e dedizione. Gli arbusti, alberi e siepi devono essere mantenuti nel loro stato ideale con sostituzioni puntuali e con rinnovamenti ciclici attraverso tagli completi e reimpianto degli elementi invecchiati o danneggiati e quindi pericolosi.
Se poi il bene è anche aperto al pubblico occorre prevedere una costante manutenzione delle strutture di fruizione come passerelle, parapetti, panchine, cartelli indicatori, etc.
Gli interventi di manutenzione costituiscono un costo che può arrivare a incidere per il 70-80% sulle spese di esercizio complessive del manufatto architettonico. E non è poco.
I VANTAGGI E BENEFICI ECONOMICI DELLA MANUTENZIONE PREVENTIVA
Se un edificio di interesse storico, dopo un periodo di totale assenza di cure, registrasse un deterioramento o un guasto, l’intervento conseguente sarebbe con molta probabilità un intervento di restauro decisamente più invasivo e costoso.
Per evidenziare i possibili vantaggi legati alle pratiche manutentive confronteremo i costi parametrici tra le diverse azioni conservative facendo riferimento a studi recenti del Politecnico di Milano “Sui processi di manutenzione del costruito tutelato.” In essi, i costi parametrici di manutenzione rispetto alla volumetria dell’edificio sono stati desunti dalla analisi di Piani di Manutenzione di edifici storici e consuntivi scientifici di interventi su beni di interesse architettonico.
Possiamo stimare che:
i costi parametrici di manutenzione per edifici in buono statodi manutenzione si aggirano intorno ai 3,00 €/mc
i costi parametrici di manutenzione per edifici in cattivo stato di manutenzione sono intorno ai 15,00 €/mc.
Altre analisi effettuate su edifici di interesse architettonico di proprietà di una compagnia assicurativa che ha investito in strategie volte a garantire il decoro degli edifici e la sicurezza degli utenti-fruitori, hanno evidenziato costi di manutenzione pari a circa 8,00 €/mc.
Le diverse esperienze prese come riferimento, hanno dimostrato che, in base alla volumetria dell’edificio e in base al numero degli elementi coinvolti simultaneamente dall’intervento, il costo può variare notevolmente perché intervengono coefficienti riduttivi, sensibili alle economie di scala e alle condizioni di accessibilità dei beni, così come la diversa composizione della manodopera coinvolta, tecnici specializzati e operai, può determinare importanti oscillazioni del prezzo finale: essa, infatti, può incidere fino al 80% sul costo dell’intervento.
I costi di manutenzione preventiva risultano esigui se confrontati con i costi perinterventi di restauro eseguiti su edifici senza manutenzione da anni e/o abbandonati. Tali costi si aggirano intorno ai 1500,00-2500,00 €/mq. Volendo considerare suddetti costi rispetto al volume del bene, in caso di edilizia storica residenziale, è possibile stimare che il costo medio parametrico di un restauro possa arrivare a 800,00 €/mc.
Non vi è quindi dubbio che la manutenzione sia la maniera più conveniente in termini di minori costi per garantire la conservazione di qualsiasi manufatto architettonico.
Attraverso il Diario dell’Immobile potrai tenere sotto controllo il tuo patrimonio in modo semplice, leggero e creativo, prevenendo imprevisti che possono costarti molto cari.
Se sei proprietario di un edificio storico e vuoi iniziare a gestire il tuo patrimonio senza stress, CONTATTACI compilando questo modulo.
Come applicare le buone pratiche sperimentate da Mauro Felicori per la rinascita della Reggia di Caserta nella valorizzazione delle dimore storiche private.
Mauro Felicori il super direttore che dal 2015 sta rivoluzionando la gestione della Reggia di Caserta è convinto che oggi chi gestisce i beni culturali siano persone che “raccolgono albicocche selvatiche dagli alberi e non arano i campi creando ricchezza”.
Per uscire di metafora, è convinto che in Italia ci troviamo in mano un patrimonio dal potenziale enorme ma gestito in modo pessimo, e i numeri lo confermano: oggi i beni culturali in Italia creano solo il 3,5% della ricchezza del paese.
Allo stato attuale il bene culturale non produce nulla. Non è vissuto come un capitale da far fruttare.
Non è un asset ma un costo raccontato bene, basato sulla spesa pubblica.
L’esperienza di Felicori è legata al patrimonio pubblico, ma possiamo estendere questa sua affermazione anche a gran parte del patrimonio privato.
Noi siamo andati il 20 luglio scorso ad ascoltare il suo intervento presso l’Opificio Golinelli di Bologna, dal titolo “Best practices nella gestione del patrimonio culturale italiano”, di cui vi riportiamo i punti salienti che possono essere di utilità anche per i proprietari privati di dimore storiche.
Buone pratiche #1 : ANALISI DEL MERCATO E DEI RISULTATI
“Partiamo dall’esempio della Reggia di Caserta.
La Reggia fa circa 430.000 visitatori/anno.
Una reggia di caratteristiche comparabili è quella di Versailles. Versailles fa 5.300.000 visitatori/anno.
Ci troviamo in un rapporto di quasi 1:10. Che cosa ha reso Versailles un caso di successo così eclatante?
Prima di tutto Versailles è gestita come una “impresa”.”
La gestione imprenditoriale non è valida solo per le grandi dimore ma per ogni tipo di bene immobile. Ciò che fa la differenza, infatti, sono la MENTALITÀ che ha un imprenditore, rispetto ad un proprietario privato qualunque, le AZIONI che ne conseguono e gli STRUMENTI che utilizza per ottenere, monitorare e migliorare i propri RISULTATI.
A proposito di numeri possiamo fare un esempio: il turismo a Napoli cresce del 4-5 % l’anno e in Campania sono orgogliosi di questo risultato. Ma siamo sicuri che sia davvero un buon risultato?
Due dati chiave mostrano criticità da tenere sotto controllo per il futuro:
dopo la prima volta che i turisti vanno a Napoli non ci tornano più;
Il turismo a livello mondiale sta crescendo del 10% l’anno.
Questi dati cosa ci insegnano?
Per capire meglio il reale andamento della propria gestione, i risultati ottenuti non vanno confrontati solo con il territorio circostante il bene, ma va ampliata l’ANALISI A LIVELLO GLOBALE.
Per definire una strategia efficace è necessario sia cambiare gli INDICATORI di analisi sia la SCALA di rilevazione.
Buone pratiche #2: IDENTITÀ
La Reggia di Caserta ha un’identità molto forte e come tutti i grandi musei statali attraggono tanto pubblico e risorse per prosperare. Minore fortuna hanno invece i musei più piccoli che piangono continuamente chiedendo supporto finanziario. Stesso destino è dei Poli museali regionali.
Le piccole realtà, anche messe in rete, non hanno l’energia attrattiva dei grandi, proprio a causa della mancanza di un’identità forte.
Sarebbe di grande aiuto perciò ragionare su un MARKETING CHE VALORIZZI due elementi:
la MATERIA che accomuna i musei;
la ZONA cui appartengono.
RACCONTATI E ORGANIZZATI COME FOSSE UN UNICO ORGANISMO, un museo diffuso.
Un settore che ha capito da tanto tempo la forza di questa strategia è il turismo eno-gastronomico. Chi gestisce beni culturali dovrebbe trarre ispirazione dal loro marketing e dal loro modo di cooperare.
Buone pratiche #3: LOGISTICA E AMBIENTE SOCIO-CULTURALE
Statistiche e censimenti confermano nuovamente Caserta come l’ultima città d’Italia per qualità della vita.
Anche alcune guide turistiche informano i coraggiosi avventurieri che vorranno visitarla di stare attenti a questo o a quel pericolo. Sono giudizi che fanno male all’autostima, alla reputazione e al portafoglio e di sicuro non aiutano un territorio a riemergere.
Felicori è fortemente convinto che i beni culturali possano trainare l’economia del territorio:
la cultura può essere un’industria che produce crescita e la creatività il fattore dominante per lo sviluppo economico.
L’ostacolo principale che ha rilevato è l’ambiente:
la rassegnazione e la sua solitudine istituzionale;
un ambiente istituzionale inerte alle battaglie fondamentali legate all’inaccessibilità e alla facilità di collegamento; la linea Roma-Caserta ha solo due collegamenti veloci al giorno!
segnaletica autostradale inesistente;
ambiente non orientato all’impresa.
Siamo sicuri che questo sia un problema solo di Caserta?
Rendere attraente una località è uno degli obiettivi principali che ogni gestore di bene culturale, pubblico o privato che sia, dovrebbe avere come stella polare.
Senso di SICUREZZA, PULIZIA e FACILITÀ DI RAGGIUNGIMENTO di un luogo sono alcuni dei punti chiave su cui lavorare per agevolare le persone ad arrivare verso la tua dimora.
Rendersi “attraenti” parte da noi stessi, da come ci percepiamo.
Se anche la tua dimora non si presenta al meglio ora non bisogna vergognarsene. Basta iniziare a mostrare il proprio impegno a voler cambiare le cose che un’energia nuova si muove e ti mostra strade da percorrere che prima non immaginavi.
Buone pratiche #4: COMUNICAZIONE SOCIAL
Felicori, nonostante non sia un “nativo digitale”, ha capito prima di tanti suoi colleghi quanto sia improduttivo rifiutare di esporsi sui nuovi canali social. Esserci, raccontare ciò che si fa, come lo si fa, quali responsabilità ci si prende, rispondere a critiche e obiezioni, lo considera un dovere di ruolo e trasparenza. Dice con la leggerezza e l’ironia sorniona che lo contraddistinguono che “Se da direttore non usi i social sei un somaro”.
Gestisce la sua comunicazione personale su Facebook e sul suo sito personale ed ha accettato di non avere più una vita “privata”.
Seguire il suo profilo Facebook è come seguire un corso accelerato di comunicazione efficace, di creazione di rapporto con la comunità, di management, di arte, di restauro, di organizzazione di eventi.
Straordinaria è la sua capacità di gestione delle critiche. Il suo segreto?
Utilizza la posta negativa come strumento di crescita.
Considera chi protesta per qualcosa come un ispettore che segnala i disservizi ai suoi funzionari.
Per lui le CRITICHE sono CONSULENZE GRATUITE.
In sintesi “Chi critica ti fa un regalo”.
Chi già gestisce una dimora e la tiene aperta al pubblico dovrebbe fare proprie queste credenze costruttive su chi segnala disservizi. Questo è l’approccio migliore per trasformare magicamente una recensione negativa in una opportunità di crescita, di evoluzione e di costruzione di una sana reputazione. Spesso i clienti più fedeli diventano coloro che sono stati curati al meglio dopo un “incidente”.
Buone pratiche #5: EFFICIENZA DECISIONALE ED OPERATIVA
Quando Felicori è arrivato tre anni fa nella gestione del museo non c’era un ragioniere, uno che si occupasse di turismo, di comunicazione e marketing.
Durante il mandato ha vissuto situazioni assurde: ci ha messo due anni per dare divise ai dipendenti e 1 anno per ottenere il telepass per la sua auto.
Queste esperienze gli hanno fatto maturare la convinzione che “Serve una rivoluzione culturale nella gestione dei beni culturali”: vanno gestiti come imprese.
Oggi la sfida è sull’EFFICIENZA.
La formula per lui è semplice:
separare i musei dalle soprintendenze per avere BILANCI AUTONOMI e VIVERE DELLE PROPRIE ENTRATE;
assumere o licenziare il personale come avviene nel settore privato: le aziende funzionano se c’è una SQUADRA BRAVA. Chiave sono i contratti. “Sogno un’orchestra che suona senza direttore … ma col metronomo.”
PERSONALIZZARE il museo, la sua offerta e la sua gestione;
COMUNICARE, usando anche i social;
investire fuori dal territorio circostante per FARSI CONOSCERE DAL TURISMO INTERNAZIONALE;
Introdurre NUOVI INDICATORI PER VALUTARE LA GESTIONE dei beni culturali: non solo il fatturato misurato in Euro ma anche il “Fatturato Culturale” ovvero misurare “Quanta gente viene per quanto impara”;
COLLABORARE CON I PRIVATI nella gestione del museo (come avvenuto per “I martedì a noleggio” dove la gestione di spettacoli storici teatrali è fatta da privati nel giorno di chiusura settimanale ufficiale del museo) e non solo per funzioni accessorie come caffetterie e bookshop;
FARE RETE con tutti i soggetti dell’ecosistema cui si appartiene.
Tutte azioni strategiche, applicabili e funzionali allo sviluppo di business nelle dimore storiche.