La ricetta di BRIT che passa dal MIT e approda in un piccolo borgo della Calabria.
Come sapete BRIT è una start up innovativa che si occupa di valorizzazione di borghi e dimore storiche a rischio di abbandono.
La nostra missione più sfidante è trovare una “ricetta” per il ripopolamento dei borghi storici italiani.
Il perché di questa missione.
L’Italia dalla fine del XIX secolo ha vissuto 3 importanti flussi migratori che hanno portato ad un progressivo calo demografico delle aree collinari e montane del paese.
Le due guerre mondiali, l’industrializzazione e la crisi economica del 2008 in particolare hanno amplificato e accelerato questo processo che ha portato le famiglie ad espatriare (secondo una stima del Ministero degli Esteri gli oriundi italiani sono tra i 60 e gli 80 milioni di persone di cui il 66,3 % vive in America Latina, il 27,5 % in America del Nord e il 3,4 % in Europa) o a trasferirsi nelle aree metropolitane.
In Italia oggi ci troviamo con più di 2 milioni di immobili abbandonati: su una comunità composta da circa 60 milioni di abitanti è un numero sconcertante, che mette in evidenza un problema sociale enorme.
Dalla nostra esperienza di architetti sappiamo che lo stato di manutenzione del patrimonio immobiliare è lo specchio della qualità di vita e delle relazioni delle persone che lo posseggono e lo vivono.
Assenza di presidio umano e manutenzioni non eseguite con regolarità sono l’inizio di un processo di degrado fisico e sociale che non possiamo più permetterci.
Forti di questo credo, e motivati a dare il nostro contributo per trovare soluzioni che invertano il processo, abbiamo voluto partecipare ad Ulab-S, il primo Laboratorio di Trasformazione Sociale creato da Otto Scharmer , senior lecturer della MIT Management Sloan School, e dal suo team del Presencing Institute.
Il nostro obiettivo: prototipare in un borgo in via di spopolamento un percorso di rinascita.
Come? Lo faremo applicando uno degli approcci al change making più innovativi e rivoluzionari: la Teoria U ed i suoi tools.
E’ un’avventura avvincente e molto sfidante che merita di essere raccontata passo passo.
Questa è la nostra storia.
* * *
Capitolo 1
Ingrediente #1: il giusto TEAM.
Il primo task assegnato dalle guide di Ulab-S è stato quello di scegliere un team di almeno dieci persone che avrebbe potuto investire cinque mesi di lavoro sul progetto, da gennaio a maggio 2019. La scelta del team è una fase molto delicata del processo perché condiziona in modo sostanziale la qualità dei risultati ottenuti.
Per rendere il lavoro efficace ed operativo fin da subito abbiamo deciso di comporre il team con persone con competenze diversificate e interessate all’argomento:
- un’artista che aveva lavorato su mappature di immobili abbandonati e progetti per la valorizzazione di ex miniere (http://www.jeeltcraft.com/);
- un’architetta e urbanista (https://www.linkedin.com/in/giovanna-carpinello-3657b241/?originalSubdomain=it).
- un’imprenditrice filosofica che ha creato in Calabria il primo Co-living per nomadi digitali (http://www.homeforcreativity.com/);
- un geografo digitale, socio di Stati Generali dell’Innovazione (https://www.statigeneralinnovazione.it/online/);
- una business coach membro di una Fondazione che si occupa di eventi culturali in un borgo del Trentino (https://angelasanti.it/ );
- un editore che aveva pubblicato guide e organizzato eventi culturali per la valorizzazione di alcuni borghi tra Toscana e Liguria (http://www.stefanotermaninieditore.it/portale/ );
- una esperta di comunicazione e organizzatrice di eventi culturali.
Ingrediente #2 : la COMUNITÀ con cui sviluppare il prototipo di ripopolamento.
Per scegliere una comunità in cui sperimentare il percorso, abbiamo scelto di fare un concorso interno al team. Sapendo che S-lab sarebbe durato da Gennaio a Maggio 2019, la comunità con cui lavorare doveva avere alcune caratteristiche per riuscire in tempi brevi a dare dei risultati tangibili di cambiamento.
Gli indicatori di selezione che abbiamo usato comportavano la presenza di:
- un fenomeno di spopolamento in atto;
- una comunità attiva sul luogo disposta a lavorare sul prototipo;
- una figura leader disposta a partecipare al laboratorio attivamente;
- attività commerciali, servizi o imprese sul territorio;
- una forte valenza storica del luogo;
- risorse attrattive del territorio;
- varietà demografica;
- una Pubblica Amministrazione supportiva;
- precedenti tentativi per contrastare lo spopolamento.
Alla selezione hanno partecipato 8 borghi provenienti da varie Regioni d’Italia:
Pergine (TN), Carrega Ligure (AL), Calice Ligure (SV), Zeri (MS), Gatta di Castelnuovo nei monti (RE), Serramazzoni (MO), Castello di Monfestino (MO), Vaccarizzo di Montalto (CS).
La scelta è stata molto sofferta perché i casi proposti erano tutti molto interessanti e con vari gradi di urgenza di intervento. Dopo un lungo e appassionato dibattito, la scelta è andata su Vaccarizzo di Montalto, un borgo di 500 abitanti nel Comune di Montalto Uffugo in Provincia di Cosenza.
Che cosa ci ha fatto scegliere la comunità di Vaccarizzo?
Vaccarizzo ha vinto per due motivi: da una parte rispondeva ai criteri oggettivi di selezione che avevamo impostato e in secondo luogo la coesione e la presenza della comunità sono state percepite molto forti.
I fattori chiave sono stati la passione e l’energia della persona che ce lo ha presentato: Roberta Caruso. Lei ha saputo trasmettere in modo molto efficace una visione di sviluppo, ottime relazioni con i membri della comunità, amore, impegno e una forte volontà di far rinascere il borgo dove è nato suo padre. Ha dimostrato che avrebbe potuto coinvolgere facilmente la comunità ad investire tempo, energie, risorse e relazioni nel progetto.
La lezione che abbiamo imparato da questa selezione è che sono sempre le PERSONE a fare la differenza.
Siete curiosi di sapere cosa abbiamo sperimentato con loro? Seguite i prossimi articoli!
Se non resistete scriveteci qui: